Storie

All’incrocio dei binari

I binari sono rette parallele e, per Euclide, non dovrebbero incontrarsi mai tra di loro. Capita però che vi siano persone che sembrano destinate a incrociarli in ogni nuova sfida professionale. Un esempio è Martina Martegani, professione: ingegnere civile.

 

Fresca di studi, Martegani aveva ricoperto un ruolo di rilievo nella realizzazione del progetto AlpTransit, prima seguendo le vicende della galleria di base del San Gottardo, poi occupandosi di quella del Monte Ceneri. Ora svolge la sua attività in Galli Engineering e il mondo della ferrovia è ritornato a incrociare la sua carriera.

 

Se volete sapere a che punto è l’iter delle Nuove Officine delle FFS a Castione occorre chiedere a lei, noi ci abbiamo provato, ma volevamo soprattutto farci raccontare come sta mettendo a frutto un’importante esperienza maturata quando aveva meno di trent’anni.

Come ha preso la scelta di dedicarsi all’ingegneria?

“Mio padre è architetto, perciò il progettare e il mondo delle costruzioni sono una realtà che ho conosciuto in casa sin da piccola. Inoltre, ho avuto la possibilità di viaggiare e mi ha sempre affascinato scoprire le soluzioni tecnologiche che ogni comunità ha sviluppato per vivere e muoversi”.

 

Dove ha svolto i suoi studi?

“Sono originaria della provincia di Varese e ho conseguito la laurea di secondo livello in Ingegneria Civile, orientamento Infrastrutture viarie, al Politecnico di Milano nel 2012. Anche in questo caso sono state molto formative le esperienze all’estero. Dall’Erasmus a Valencia sino a un corso frequentato a Bruxelles sulla sicurezza viaria, ho potuto formarmi in un contesto internazionale. Dopo la laurea sono stata anche a Haiti per supportare un progetto di volontariato per la realizzazione di un acquedotto, ero assieme al mio futuro marito. Anche lui ingegnere”.

 

Come è stato il debutto nel mondo del lavoro?

“Ho risposto ad una richiesta di sostituzione di maternità in AlpTransit per la realizzazione della galleria ferroviaria di base del San Gottardo. Sono stata proiettata di colpo a Faido, nel mondo di un grande cantiere, questo  significava vivere lì 24 ore su 24. Non è stato semplice anche perché, essendo di madre lingua italiana, ho dovuto confrontarmi con un ambiente lavorativo dove si parlava principalmente tedesco.

Nei primi mesi sono stata Assistente Capo progetto Coordinazione e sicurezza, poi, sempre nel 2013, il mio ruolo è diventato quello di Capo progetto Tecnica Ferroviaria. È stata un’incredibile esperienza, ho partecipato alla realizzazione di una delle più grandi infrastrutture sotterranee al mondo, ci occupavamo della messa in esercizio della galleria, ovvero le verifiche degli impianti e  i test sull’infrastruttura ferroviaria. Si lavorava anche di notte. Sono stata tra i primi a viaggiare sui treni ad alta velocità all’interno del tunnel. È stato un periodo di lavoro intenso, di apprendimento, di soddisfazioni professionali ma anche di emozioni personali”. 

 

Nel 2016 il San Gottardo è stato completato, ma AlpTransit ha continuato a scavare…

“Sì, mi sono spostata sul cantiere della galleria di base del Ceneri. A Camorino sono stata Assistente Capo progetto Costruzione Grezza - Tecnica Ferroviaria.

È stata un’esperienza che è durata fino al 2020 ma che ho vissuto in modo meno intenso di quella del San Gottardo poiché nel 2017 sono andata in maternità, sono ritornata al lavoro e poi ho avuto il secondo figlio nel 2020”.

 

Agli uomini non si chiede mai, per le donne invece arriva sempre la domanda: come fa a coniugare lavoro e famiglia?

“L’importante è organizzarsi ed essere ingegneri aiuta. Di certo occorre poter avere la disponibilità di un’azienda flessibile che consenta di lavorare part-time e di gestire il lavoro con buona autonomia”.

 

Dopo AlpTransit l’approdo a Galli Engineering. I treni sono però rimasti nel suo lavoro.

“Sì, attualmente supportiamo il capo progetto generale nell’interfacciarsi con i responsabili delle tre divisioni che stanno progettando e opereranno nel futuro stabilimento ferroviario di Arbedo-Castione”.

 

Professionalmente, qual è la novità di questo nuovo incarico?

“È la prima volta che posso seguire la nascita di un progetto da zero, a partire dall’acquisizione dei terreni e dalle prove a futura memoria. È un lavoro soprattutto di coordinamento, di gestione di riunione e di produzione di documenti che servono a portare avanti il dossier autorizzativo. È un lavoro fondamentale, perché, se fatto correttamente, agevola la fase realizzativa, evitando future modifiche e rispettando i tempi di realizzazione. Si tratta di tenere conto delle esigenze di diversi settori dall’impiantistica alla movimentazione, sino agli snodi, e di integrarle con le normative. Occorre produrre centinaia di elaborati ed è fondamentale possedere una capacità di coordinamento, di analisi e anche di sintesi”.